Indubbiamente iperdotato, Michale Winterbottom passa indifferentemente dalla cronaca sociale iperrealista (BUTTERFLY KISS) a quella politica (WELCOME TO SARAJEVO), dal ritratto intimista (GO NOW) alla ricostruzione storica.Quella di JUDE è impeccabile. A questa Inghilterra vittoriana non manca un paesaggio brumoso, una taverna in chiaroscuro, un selciato bagnato: c'è da chiedersi, senza cadere nell'eterno tranello dei rapporti fra cinema e letteratura, quanto della finezza psicologica del romanzo di Thomas Hardy.
Il tema non è molto dissimile da quello dell'immenso BARRY LYNDON: l'impossibilità disprezzare il cerchio sociale, quello economico e quello, più tragico ancora, del sapere. Le apparenze, e la realtà della superficie puritana.
Ma il paragone con Stanley Kubrick si ferma qui. Qui si rimane sull'immagine fascinosamente, ma pure esasperatamente levigata, sugli attori. Su una sceneggiatura che non sempre progredisce con quell'ineluttabilità che Hardy avrebbe meritato.